fa’ una riga su un foglio.

ora fa’ una riga con la squadra. le righe sono irregolari in un confronto.

dipende dal gioco che fai.


il foglio è sul muro.

le pieghe cominciano ai lati, sono più grandi al centro.

confronta questo con le onde nel mare.


– piega il foglio.

uno tira i margini.

uno tiene il foglio in mano. e così non controlla le pieghe.


nel gioco vedi il risultato. è un gioco se non si vede il risultato?

prendi una stanza colorata dal bianco al rosso scuro. indica un punto qualsiasi in quella successione. la stanza appare come attraverso un liquido colorato, in un punto è trasparente, in fondo è torbida. se la stanza continuasse sarebbe nera? e come sarebbero gli oggetti che contiene?
combinazioni di oggetti immersi in una luce cangiante e separati da steccati. non sono decise una volta per tutte, segregate in uno spazio specifico sembrano coerenti.
es. due cani corrono ai lati di uno steccato, un giorno questo non è più al suo posto e i cani sono uno di fronte all’altro, allora si separano.
dico: lo steccato assicura una relazione (un conflitto) perché non permette a un cane di vedere l’altro.
in altre parole è un ostacolo però è anche un grado intermedio nella relazione.

e non dico: una luce rossa è un grado intermedio tra una luce bianca e una luce nera?

se è così devo poter indicare una scala cromatica che va dal bianco al nero attraverso il rosso. ho guardato il soffitto.

eccomi a nord. 
seduto nella veranda di una pensione.
la mia stanza è
foderata di teak e non ha il bagno.
il villaggio conta tre o quattro
templi. vedo giovani monaci con le tuniche
di colore acceso.
il fiume scorre accanto.
è un fiume pigro. quasi secco.
siedo su una poltrona
che pare un trono.
la veranda è affollata. ora di cena.
ho dormito
tra l'una e le quattro. la zanzariera è bucata.
il materasso sta sul
pavimento. però è pulito.
ho un ventilatore.
tutta la notte in
treno.
i locali seduti in terza. noi stranieri
distesi al riparo delle tende.
le porte aperte. un mutilato sulla
piattaforma aggrappato a una
ragazza.
uno fuma.
non ho dormito bene. la luna era rossa.
ho visto
territori senza luce. stazioni illuminate.
luoghi vuoti.
luoghi
parati a festa senza uomini e donne.
vuoti.
templi vuoti. case vuote.
stazioni vuote.
luoghi in attesa. o semplicemente vuoti.
domani forse
a chiang mai che è una vera città. dammi tue notizie.
se sei curiosa chiedi.

ti scrivo da lopburi.  
ho acceso un incenso per te (e anche uno
per me), sotto una
statua di buddha. ho capito che bisogna
difendersi dai macachi. e
diffidarne. ti scrivo da una minuscola
stanza.
di fronte a uno
specchio.
intorno una campagna nuda.
palmeti, alberi che non conosco.
tempo buono.
aironi nelle risaie.
qui la gente mi osserva. non vedo
stranieri.
in hotel sono arrivato in una portantina
a pedali.
non so
dire dove è un centro.
la città ha l'odore di bangkok nauseante.
a bangkok mi sono ammalato. due notti e
un giorno a letto.
odore dolce,
cibo dolce.
non voglio mangiare cibo locale. mi
nutro meno. sono dimagrito.
i miei denti sono sbiancati perché non
bevo tè ogni giorno.
questa notte, al più tardi domani
proseguo per il nord.
per chiang mai
che è tra le montagne.

volo stancante, lungo. sono a bangkok, 
parto oggi o
domani per il nord, confine con il laos.
clima tropicale. marianna
studia tanto. io mangio tanto, baracchini
ovunque, cibo ottimo.
gita sul fiume, a chinatown.
difficile dire adesso cose precise.
riesco
soltanto a scrivere appunti.
tu come stai, gli anni li fai il 30 se
non sbaglio. il nuovo testo è diverso
dagli altri.
forse migliore, non
so. i commenti sono stati molto
lusinghieri.
ti scriverò dal nord,
dove ci sono soltanto contadini e campi
di riso.

la funzione metalinguistica permette a un linguaggio naturale di essere usato come codice per la descrizione del linguaggio stesso

metalinguistico è ciò che va oltre l’ambito della struttura della lingua, si dice di quegli ambiti in cui il fatto linguistico è argomento valido e fondamentale per questioni di altro genere, sociali, religiose, filosofiche ecc. (treccani)

la funzione metalinguistica che permette a un linguaggio di essere usato come codice per la descrizione del linguaggio stesso (f. stella, quello che vedi è quello che vedi), non si pone fuori da un linguaggio specifico come segno (ciò che sta per qualcos’altro)

riguardo a c. costa stanno insieme almeno due interpretazioni distinte

in un caso la poesia è lo schermo che rimanda – e nasconde – a quello che non dice per via diretta, e che si comprende e si vede con riferimento a quello che nel testo non è

il fatto linguistico è, in senso assoluto, fatto di segni che mandano a immagini, idee e sensazioni

un insieme di segni riferiti a un altrove che non è in nessun luogo

è un rebus, un gioco in cui l’abilità del giocatore sta nel rilevare quello che le parole non dicono

una speciale scrittura dell’indiretto

allora come si trova chi legge costa e non sa nulla di costa, e non ha gli strumenti per sapere cosa costa vorrebbe dire – e non ha detto – in un testo

il gioco è giocare a un gioco di cui non si conoscono le regole

un gioco di questo genere presuppone nel giocatore capacità di apprendere le regole, e che ne inventi

l’ombra volata via di un uccello che non si muove

era senza vederlo che gli è stato detto
«allora puoi andartene
o stare qui con noi
al buio»
dove la luce non si tocca

che cos’è?

l’ombra di un uccello immobile vola

l’ombra di un oggetto che sta fermo si muove se la fonte di luce che lo inquadra è in moto

il giocatore qui trova una sequenza soddisfacente

stare qui con noi al buio dove la luce non si tocca

e

era senza vederlo

certo non si vede l’ombra volare via se l’uccello è immobile

e se te ne vai non stai al buio, lì dove la luce non si tocca

toccare e vedere stanno insieme per chi vede

chi vede è portato a toccare un oggetto anche perché lo vede

è al di là del testo così?

se te ne vai (se voli via) sei quello che vuoi

se resti al buio io non ti vedo, sei quello che vuoi

in ogni caso

la luce non si tocca

e

l’uccello non si muove

toccare sé, muovere sé

io sono a metà fuori dal testo, con le immagini che le parole indicano, e dentro il testo, con le parole in relazioni instabili reciproche

in pratica

senza vederlo gli è stato detto

(…) la luce non si tocca

senza vederlo non si tocca

l’ombra è volata via

l’uccello non si muove

è l’ombra [il buio] che vola via, l’ombra che vola via di un uccello

l’ombra vola via di un uccello che non si muove

se è volata via, e stiamo al buio, che cosa c’è (l’ombra è una specie di buio, non è il buio)?

e ciò che vola via non si tocca

l’ombra che vola via non si tocca

l’uccello che tocchi se rimane e la luce non si tocca

(è fuori dal testo così?)

è possibile che l’artista non sappia che oggetto intende realizzare fino a che questo non è collocato fuori dalla sua mente, in un disegno o nello spazio tridimensionale

«in certi casi, l’ignoranza anche di una sola proprietà dell’oggetto è sufficiente a far sì che uno non sappia di che oggetto si tratti» (1)

ha intenzione di realizzare l’oggetto in uno spazio a tre dimensioni, ma non tutte le proprietà dell’oggetto sono definite nella sua mente

«ho la sensazione che la maggior parte dei pittori non sappia cosa ha in mente finché non l’ha dipinta» (2)

eppure non si può negare facilmente che una persona sappia che cosa pensa o qual è il contenuto del suo pensiero, anche se non si basa su un’evidenza per saperlo

nei disegni di progettazione l’oggetto è definito in riferimento a uno spazio solamente dai numeri che indicano le sue misure

il processo di produzione avviene, in un secondo momento, alla cieca (non soggetto al pieno controllo dell’artista) e può portare a situazioni non previste

«una volta che l’idea del pezzo sia stabilita nella mente dell’artista e che la forma finale sia decisa, il processo viene portato avanti alla cieca. ci sono molti effetti collaterali che l’artista non può immaginare. tali effetti possono essere impiegati come idee per nuovi lavori» (3)

è possibile che gli effetti collaterali siano già presenti nella mente dell’artista come determinate proprietà dell’oggetto ignorate

sembra che l’oggetto esista nella sua forma compiuta, costruito e collocato nello spazio solido

e che l’oggetto mentale della situazione di inizio sia diverso dall’oggetto costruito nello spazio esterno

nel mezzo sta il passaggio da una intenzione a ciò che è oggettivo, questo avviene nel processo di produzione su cui l’artista non ha assoluto controllo

l’oggetto nello spazio è stato pensato

il processo di produzione e il pensiero non sono del tutto noti

è possibile immaginare il processo di produzione, la costruzione

esiste il materiale, alluminio, acciaio, cemento, legno, plexiglas, e la costruzione delle parti in un processo che non controllo e di cui non ho piena conoscenza.

ma si può ricostruire a partire dall’oggetto nello spazio solido e dal progetto

ci sono alcune fasi distinte

l’oggetto è disegnato senza che lo spazio sia rappresentato. non è cosa tra le cose, è isolato, come non sarebbe nello spazio solido di una stanza

l’oggetto è scomposto nelle sue parti e ricostituito attraverso il processo di produzione (4)

è collocato nell’ambiente, nello spazio solido, permanente, percepito o meno da un soggetto

(1) D. Davidson, Soggettivo, intersoggettivo, oggettivo, Raffaello Cortina Editore, Milano 2003.

«Il problema di fondo è semplice: se avere un pensiero significa avere un oggetto davanti alla mente, e se l’identità dell’oggetto determina l’identità del pensiero, allora deve essere possibile cadere in errore riguardo a ciò che si stava pensando. Infatti, a meno che non si sappia tutto dell’oggetto, ci sarà sempre un senso in cui non si sa di che oggetto si tratti. […] Il solo oggetto che potrebbe soddisfare la doppia richiesta di essere davanti alla mente e di essere capace di determinare il contenuto di un pensiero dovrà (come le impressioni e le idee di Hume) “essere ciò che sembra e sembrare ciò che è”. Non esistono oggetti del genere, né pubblici né privati, né astratti né concreti».

(2) The Collected Writings of Robert Motherwell, Oxford University Press, 1992.

(3) S. LeWitt, Paragraphs on Conceptual Art, Artforum, 1967.

(4) Analogo al processo di percezione di un oggetto fisico: «Infatti noi sappiamo che nei processi mediatori tra i due poli (oggetto fisico-oggetto fenomenico) l’unità dell’oggetto fisico va completamente perduta. Lungo il tragitto dalla superficie dell’oggetto alla retina dell’osservatore, le radiazioni sono completamente indipendenti l’una dall’altra; la retina a sua volta è costituita da un mosaico di elementi istologicamente separati (coni e bastoncelli) che vengono eccitati distintamente e che inviano ai centri superiori messaggi relativamente isolati». G. Kanizsa, Grammatica del vedere, Il Mulino, Bologna 1980.